sábado, 1 de septiembre de 2012

Arlecchino e la malinconia - Arlequín y la melancolía

Pablo Picasso: Arlequín con espejo (1923).
Óleo sobre lienzo, 100 x 81 cm. Museo Thyssen-Bornemisza,  Madrid.


Arlecchino e la malinconia

L'occasione di avere in Italia una delle opere piu dense e splendide di Pablo Picasso, Arlequín con espejo, va vista come "un ritorno". Il dipinto, infatti, nasce dall'impatto che ebbe sull'artista il viaggio fatto in Italia nel 1917, in compagnia di Jean Cocteau. Superato in pieno l'ambito stilistico del cubismo, nelle otto settimane che trascorre a Roma, in uno studio di via Margutta, impegnato nelle scenografie e nelle decorazioni del balletto Parade,  che debuttò a Parigi il 18 maggio di quello stesso anno, Picasso si impregna dello spirito della tradizione classica e del dinamismo espressivo che caratterizza i personaggi della commedia dell'arte. Decisivo sarà anche il viaggio a Napoli e Pompei, che gli rivela il legame tra classicismo e antichita. La mediterraneità, il sole, diventeranno per Picasso lo spazio del mito in quanto riflesso sulla natura e sulle forme culturali di una visione della vita in cui gli esseri umani stabiliscono flussi di comunicazione con gli dei, nella loro metamorfosi infinita.
La figura dell'Arlecchino, che si fonde con quella di acrobati e saltimbanchi, è protagonista nella produzione di Picasso fin quasi dagli inizi. Un Arlecchino pensoso del 1901, oggi forma parte delle collezioni del Metropolitan Museum di New York. Nel 1915 dipinge una versione cubista dell'Arlecchino che, secondo Gertrude Stein, lo stesso Picasso considerava fino a quel momento il miglior quadro che avesse mai realizzato. Nel 1916 l'Arlecchino compare nuovamente in una serie di disegni. Nel 1917, dopo il viaggio in Italia, uno stupendo quadro di Arlecchino, il cui volto ha le sembianze di Léonide Massine e che attualmente si trova al Museu Picasso de Barcellona, denota ormai chiaramente come Picasso associ questo personaggio a una figura della malinconia.
Arlequín con espejo appartenente a un ciclo di quattro Arlecchini di formato analogo dipinti tutti nello stesso anno (1923), rappresenta un ulteriore passo in questa direzione. Gli studi radiografici della tela, condotti nel 1995, rivelano che l'intenzione iniziale di Picasso era di conferire al personaggio i propri connotati, mentre, nella versione finale, il viso acquista dei tratti indefiniti, lo sguardo è assorto, quasi una maschera immersa in un'autocontemplazione allo specchio. Pur indossando il caratteristico cappello a due punte di Arlecchino, il vestito del personaggio non è il tradizionale costume arlecchinato che gli da appunto il nome, ricorda piuttosto gli abiti di un
acrobata.
Cosa sta guardando questo personaggio -Arlecchino, secondo Picasso- assorto allo specchio? Senza dubbio, osserva l'immagine riflessa di se stesso. Ma dove ci porta quest'immagine? La forza enigmatica, l'attrazione intensa che esercita il dipinto, portano a comprendere che quello sguardo viaggia lontano nel tempo e nello spazio. È uno sguardo che si immerge nelle profondità di un
mondo rimpianto ma, al contempo, irrecuperabile. Analogamente all'angelo dipinto da Dürer in Malinconia I (1514), l'Arlecchino picassiano sembrerebbe star contemplando allo specchio gli ultimi raggi di un sole distante e tuttavia non ancora scomparso del tutto. Esso è, allo stesso tempo, l'eco della cultura dell'antichita classica, del perdurare del classicismo nel tempo, attraverso continue rinascite che giungono fino ai giorni nostri, fino al momento storico delle avanguardie artistiche, fino al nostro attuale presente, cosí pieno di perturbazioni e incertezze.
Parlando della sua opera, Picasso fece una chiara distinzione tra "evoluzione" e "variazione", negando in modo assoluto che "le diverse maniere" impiegate nel suo lavoro potessero esser considerate un"'evoluzione". Si tratterebbe, al contrario, di variazioni rivolte verso un unico obiettivo: «Tutto cio che ho fatto nella vita è stato mirato al presente e con la speranza che perduri per sempre nel presente". Infatti, per I'artista, «nell'arte non esiste né il passato né il futuro. Se un'opera d'arte non puo vivere sempre nel presente non va presa in considerazione», afferma Picasso in The Arts nel 1923. Ed è li che andrebbe a collocarsi l'ultimo flusso dello sguardo malinconico dell'Arlecchino acrobata, che salta nel tempo dalla commedia dell'arte alle reminiscenze di una tradizione classica, la quale, ben lungi dall'essersi esaurita, è sempre viva. Come I'arte. Classico è ciò che continua a vivere nel presente eterno dell'arte.

PUBLICADO en el catálogo Arte torna arte, mostra a cura di Bruno Corà, Franca Falleti e Daria Filardo; Galeria dell'Accademia, Firenze, 7 maggio - 4 novembre 2012, pp. 174-175.  


Arlequín y la melancolía

La figura de Arlequín, fusionada con las de acróbatas y saltimbanquis, tiene una intensa presencia a lo largo de la obra de Picasso, en la que aparece ya prácticamente desde los inicios. Un sensacional Arlequín acodado, de 1901, forma parte hoy de las colecciones del Metropolitan Museum de Nueva York. En 1915 realizaría una versión cubista de Arlequín que, según Gertrude Stein, el propio Picasso consideraba el mejor cuadro que había hecho hasta entonces. En 1916, Arlequín aparece de nuevo en una serie de dibujos. En 1917, después del viaje a Italia, una espléndida pintura de Arlequín, cuyo rostro corresponde a Léonide Massine y que hoy se conserva en el Museo Picasso de Barcelona, marca ya plenamente la asociación en Picasso del personaje con una figura de la melancolía.
El Arlequín con espejo del Museo Thyssen-Bornesmiza, que forma parte de un conjunto de cuatro Arlequines de formato parecido y pintados en ese mismo año (1923), supone un paso más en esa dirección. Los estudios radiográficos de la tela efectuados en 1995 mostraron que la intención inicial de Picasso era darle al personaje su propio rostro, que en la versión final se transformó en una cara indefinida, de mirada absorta, casi una máscara, perdida en su auto-contemplación en el espejo. Aunque sí lleva el sombrero de dos picos característico de Arlequín, el traje del personaje no es el conocido vestido arlequinado que le da nombre, y recuerda en cambio la indumentaria de un acróbata.
¿Qué mira este personaje, Arlequín dice Picasso, absorto en el espejo? Desde luego, mira el reflejo de sí mismo. Pero, ¿a dónde lleva ese reflejo? La fuerza enigmática, la atracción intensa que desprende la pintura, nos llevan a comprender que la mirada se desplaza lejos en el tiempo y el espacio. Es la mirada que bucea en un mundo añorado y, a la vez, perdido, irrecuperable. Igual que el ángel de Durero en su Melancolía I (1514), el Arlequín picassiano parecería estar contemplando en el espejo los últimos rayos de un sol distante, lejano, y sin embargo no extinguido. Es, a la vez, el eco de la cultura de la Antigüedad Clásica, de la pervivencia del clasicismo en el tiempo a través de los renacimientos continuos que llegan hasta nuestro presente, hasta el tiempo histórico de las vanguardias artísticas e incluso hasta nuestro presente actual, tan lleno de perturbaciones e incertidumbres.
Hablando de su obra, Picasso distinguió cuidadosamente entre "evolución" y "variación" para rechazar rotundamente que "las diversas maneras" utilizadas en su trabajo pudieran considerarse una "evolución". Serían, por el contrario, variaciones, pero todas ellas dirigidas a un mismo objetivo: "Todo lo que he hecho en mi vida ha sido para el presente, y con la esperanza de que siempre continúe en el presente." Pues, para él, "no hay en el arte ni pasado ni futuro. Si una obra de arte no puede vivir siempre en el presente no se la debe tomar en consideración." [Declaraciones de Pablo Picasso a Marius de Zayas, en The Arts, 1923, el mismo año en el que pinta el Arlequín con espejo].
Ahí se situaría el último flujo de la mirada melancólica de este Arlequín acróbata, saltando en el tiempo, de la commedia dell'arte, a las huellas de una tradición clásica que, lejos de haberse extinguido, permanece siempre viva. Como el arte. Lo clásico es lo que sigue viviendo en el presente eterno del arte.        



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